Accompagnamento
L’opera del Centro d’Ascolto raggiungerà il suo compimento quando, attraverso l’azione comune di tutti, potrà dare sostanza ad una parola che per noi è fondamentale: accompagnamento.
Questo significa creare reti di protezione, di cura, cammini di fraternità in cui non ci si accontenta dell’offerta "una tantum", ma si diventa compagni di strada.
Quest’ultimo punto non può cadere solo sulle spalle dei volontari del centro, ma c’è bisogno di costruire alleanze con chi, uomo o donna di buona volontà, senta di essere interpellato dalla gravità e dall’urgenza del problema della povertà.
Una comunità cittadina e particolarmente una comunità cristiana non può più delegare ai servizi sociali il compito di occuparsi di chi vive in situazione di vulnerabilità. Non sono più i tempi, anche i servizi sociali sono fortemente in crisi. Senza sembrare nostalgici crediamo si debbano ricostruire quelle reti di solidarietà che una volta, prima di questi decenni di smaccato individualismo, erano così naturali.
Proponiamo le adozioni di prossimità. Essere prossimo a qualcuno significa chinarsi sulle sue ferite, curarlo, caricarselo sulle spalle, continuare a fare le proprie cose e poi ritornare per verificare il buon esito delle nostre azioni.
Concretamente significa che un gruppo di persone, un singolo, una famiglia si impegna o a sostenere una situazione di emergenza o a seguire nel tempo una persona in situazione di fragilità.
Alcuni es: Vi sono momenti dell’anno in cui le spese si accumulano come l’inizio dell’anno scolastico quando molte famiglie non sono in grado di sostenere le spese scolastiche. Non tutte le scuole offrono un servizio e le pratiche di rimborso non sono immediate. C’è chi può dare la propria disponibilità ad essere d’aiuto in questa circostanza.
Ci sono famiglie i cui bambini sono spesso a casa soli e presentano difficoltà a scuola: un impegno a seguirli anche solo 1 o 2 volte la settimana sarebbe utile.
Ci sono anziani soli, che avendo la pensione minima, non possono ricevere sostegno dai servizi, ma non riescono ad arrivare alla fine del mese. Avvicinarsi a loro e per es. garantire un minimo di spesa settimanale e di tempo per loro, potrebbe già essere un sollievo.
Vorremmo concludere citando una metafora a noi cara:
La catena è formata da tanti anelli, ognuno dei quali rappresenta un bene materiale; la tendenza di molti è di aggiungere anelli ad anelli, cioè di accumulare sempre più beni. Ma, se per una ragione qualsiasi, una malattia, una sofferenza, un anello si rompe, tutta la catena crolla e si rischia la depressione, il suicidio...
La corda, invece, è formata da tanti fili intrecciati che rappresentano le relazioni. Se anche qualche filo cede, qualche relazione si rompe, reggeranno le altre relazioni. E’ molto più facile riannodare i fili della corda che non gli anelli della catena.
In conclusione dobbiamo cambiare la nostra mentalità: passare dalla cultura della catena alla cultura della corda. L’idea della corda ci dice di legare i rapporti interpersonali, che devono essere sempre più stretti.
Einstein dice: Non possiamo pretendere che le cose cambino se facciamo sempre le stesse cose
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Vieni con noi a fare il volontario
Dedica un po del tuo tempo a fare il volontario. Dopo un adeguata formazione potrai fare ascolto, affiancare le persone in difficolta, aiutare il centro a profìgettare nuove iniziative.